Aspetti storici della transumanza e del pascolamento

L’origine della transumanza è legata, da sempre, al fatto che le greggi dovevano pascolare tutto l’anno, con disponibilità di erba fresca per quanto più tempo possibile, portando “gli animale all’erba e non l’erba agli animali”.

Già a partire dal 192 a.C. si creò una magistratura pastorale.

Poi nel secolo I a.C. le pecore transumanti venivano contate nelle stationes poste lungo il cammino, in quelle che poi sarebbero diventate le poste della Dogana, e dovevano pagare una scriptura per ogni animale.

Verso la fine dell’Impero romano si applicò ai pastori la “pensio”, ossia una tassa fissa, che i pastori dovevano pagare per pascolare sulle terre imperiali.

Nel periodo medioevale intervenne la fida pascolo, ossia l’obbligo di pagare, per l’erba messa a disposizione, una “fida” al feudatario o allo Stato.

La fida è tutt’oggi presente su tante terre pubbliche comunali e demaniali.

I tratturi furono dichiarati beni demaniali da Guglielmo il Malo nel 1155, ma è con gli Aragonesi, con la fondazione della Dogana della Mena, ( 1447 – 1806) che il sistema fù perfezionato, organizzato e istituzionalizzato.

“Nel 1532 la regolamentazione dei pascoli di Puglia fù estesa anche a quelli dei pascoli abruzzesi e si stabili che anche coloro i quali non si fossero spostati nel tavoliere dovessero l’intera fida pari a 13,2 ducati per ogni 100 capi posseduti. In questo modo il prezzo degli erbaggi per i locati abruzzesi divenne una vera e propria tassa, che bisognava pagare indipendentemente dall’uso dei pascoli in Puglia”  –
Paola Pierucci – Le doganelle d’Abruzzo: Struttura ed evoluzione di un sistema pastorale periferico.

Il pagamento della fida si faceva a credito, credito che scadeva al momento della vendita dei prodotti, così come gli acquisti di beni strumentali necessari al pastore.

E’ anche per questo motivo che prima della partenza delle greggi si tenevano importanti fiere locali, in cui si vendevano i prodotti dell’allevamento e si aveva così la possibilità di pagare il costo del pascolamento.

I pascoli potevano essere distanti fra loro anche centinaia di chilometri e, per poterli raggiungere, tramite i tratturi, ossia larghi sentieri erbosi, originatosi dal passaggio degli armenti, s’impiegavano anche alcune settimane.

“ Il nome ‘tratturo’ comparve per la prima volta durante gli ultimi secoli dell’Impero romano come deformazione fonetica del termine latino tractoria, vocabolo che, nei codici di Teodosio e di Giustiniano, designava il privilegio dell’uso gratuito del suolo di proprietà dello Stato, di cui beneficiavano i funzionari dello Stato e che venne esteso ai pastori transumanti.

Nel periodo di massimo sviluppo la rete viaria si estendeva da L’Aquila a Taranto, dall’Adriatico alle falde del Matese, con uno sviluppo complessivo che superava i 3.000 chilometri e che occupava circa 21.000 ettari.

L’intera rete si articolava in grandi vie, i tratturi, e in vie secondarie, i tratturelli e i bracci, più modesti e con compiti prevalentemente di raccordo capillare fra le grandi arterie e le aree più interne. In Italia i tratturi erano larghi 111 metri; i tratturelli da 32 a 38 metri; i bracci da 12 a 18 “
Il glossario della Transumanza – Roberto Rubino – ARSIA 2008

La pastorizia transumante non ha soltanto condizionato il territorio, ma per millenni è stata la forma economica più importante.

Non a caso pecunia, deriva da pecus, bestiame, quando l’economia si basava sulla pastorizia e sugli scambi commerciali, piuttosto che sul denaro ed il bronzo veniva contrassegnato con l’immagine della pecora.

Il continuo movimento di uomini e animali ha dato origine, lungo i percorsi dei tratturi, prima ad aree di insediamento pastorale e poi alla nascita di paesi e città che con il tempo sarebbero diventati importanti centri economici.

Quando pensiamo ai pastori, fino al 20º secolo, forse pensiamo a persone che vivevano un po’ ai margini della società, privi di cultura, ma molti pastori, anche quelli più umili, avevano conoscenza ad esempio della letteratura cavalleresca, della letteratura epica, alcuni pastori sono diventati degli scrittori. I pastori sono anche i depositari di una cultura montana, una cultura spesso orale, loro conoscono le storie, conoscono i nomi dei luoghi ed hanno anche una conoscenza botanica, anche applicata, come nel caso della medicina veterinaria.